Roma sparita. 23-24 giugno – La notte delle streghe a San Giovanni.

Roma sparita. 23-24 giugno – La notte delle streghe a San Giovanni.

da romacult.blogspot.it

Il 24 giugno è la festa di San Giovanni Battista,  patrono  di Roma.
E a Roma sparita era festa grande.
La festa aveva inizio la notte precedente, il 23 giugno, la famosa « notte delle streghe».
Religione e superstizione si intrecciavano in questo ricorrenza molto sentita dal popolo romano.

La notte più breve dell’anno

Quella fra il 23 e il 24  giugno è la notte più breve dell’anno, in quanto  comincia l’estate, Il solstizio d’estate il sole raggiunge la sua massima inclinazione positiva rispetto all’equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso. Tutte le leggende si basano su questo evento considerato magico e sacro nelle tradizioni precristiane ed ancora oggi viene celebrato dalla religiosità popolare con una festa.

La notte delle streghe

Secondo le tradizioni popolari, si credeva che le streghe in quella notte magicasi dessero appuntamento nei pressi della basilica per un  grande Sabba eandassero in giro per la città a catturare le animeLe streghe venivano chiamate a raccolta dai fantasmi di Erodiade e Salomè, dannate per aver causato la decapitazione di san Giovanni.

Le donne protagoniste della festa

Porta san Giovanni verso via Appia Nuova
(incisione di G.B. Piranesi, 1748)

E in passato le vere protagoniste della festa erano le donne, spesso vestite con abiti maschili che, in quanto colpevoli del martirio del santo, non potevano entrare nella basilica e si fermavano davanti alla chiesa provocando gli uomini e chiedendo loro una “mancia“.

Per tenere lontane le streghe


Curiosando nei testi di Giggi Zanasso. Durante quella notte magica, venivano fattifalò per tenere lontano il male. Parecchi poi erano i rituali seguiti contro le streghe.

Per non farle entrare in casa, fuori delle porte, prima di uscire a festeggiare,  si metteva la scopa e il barattolo del sale, oppure due scope messe in croce..

E le comari di Roma sparita raccontavano che se la strega voleva entrare doveva prima contare  tutti gli zeppi della scopa o i grani del sale. E se sbagliava doveva ricominciare da capo!!

Vasi, Basilica di San Giovanni (sec. XVIII)
Vasi, Basilica di San Giovanni (sec. XVIII)

Anche la croce era un elemento che spaventava le streghe, che in alternativa utilizzavano  la cappa del camino.. e allora anche qui si faceva la croce con le molle e la paletta incrociate, oppure si otturava.
La paura delle streghe era infatti tanta.. e così insieme a lanterne e torce,il popolo si portava dietro bastoni fatti a forcina, scope, teste d’aglio e quelli che potevano si profumavano con la spighetta cor garofoletto.

Prima  della festa, si andava in parrocchia a prendere una bocciad’acqua santa appena preparata: perchè  ai tempi di Roma sparita l’acqua santa aveva una scadenza: quella stantia non era più buona !!


Con quest’acqua, prima di uscire da casa ci si doveva benedire i letti, la porta e la casa stessa. Prima di dormire poi si diceva due volte il Credo, e ogni parola si doveva replicare per due volte.Io credo, io credo, in Dio padre, in Dio padre, ecc., e così per le altre preghiere…

Roma nell'Ottocento - venditori di lumache a piazza san Giovanni
Roma nell’Ottocento – venditori di lumache
a piazza san Giovanni

Questo doppio credo era veramente il massimo per tenere lontane le streghe.

La festa a piazza San Giovanna in Laterano

Che la festa cominci. Si partiva in massa da tutti i rioni di Roma, al lume di torce e lanterne, per arrivare a San Giovanni in Laterano per pregare il santo ma anche per mangiare le lumache nelle osterie e nei baracchini allestiti sulla piazza appositamente per questa festa.

Le lumache avevano infatti un significato simbolico, poichè le loro corna rappresentavano discordie preoccupazioni, quindi mangiarle significava distruggere le avversità.

E a proposito delle lumache …c’era anche chi se le portava cucinate da casa, perchè non si fidava dello spurgo che facevano gli osti romani.
Come di consueto nelle osterie di Roma sparita, si serviva anche  solo il vino e il cibo veniva cucinato in casa (chi non conosce le famose fraschette dei Castelli romani).


Al tempo di Zanazzo, il giorno di san Giovanni si usava fare un pranzo fra i parenti, con i compari e le commari anche per fare in modo che se c’era un po’ di ruggine fra di loro, potessero rifare pace con una buona mangiata di lumache.

Altro posto citato da Zanazzo era fuori porta san Giovanni, nei pressi della fonte dell’Acqua santa sulla via Appia, alla Salita degli Spiriti,l’osteria delle Streghe dove si andava a cenare. E la cena spesso finiva con pesanti litigiin quanto gli osti riciclavano gusci di lumaca, cioè gusci vuoti, il cui contenuto era stato già mangiato dai clienti venuti prima…

E.F.Roesler, L'alba alla festa di san Giovanni.
E.F.Roesler, L’alba alla festa di san Giovanni.


Così l’ imponente piazza San Giovanni si riempiva di tantissima gente, si mangiava e si beveva in abbondanza e soprattutto tanto rumore invadeva questi luoghi: trombe, trombette, campanacci, tamburelli e petardi di ogni tipo venivano suonati per impaurire le streghe, affinché non potessero cogliere le erbe utilizzate per i loro incantesimi.
Tutto ciò costituiva un problema per l’ordine pubblico e così le autorità vietarono spesso di andare nei luoghi disabitati (ad es. Monte Testaccio) mentre, veniva consentito il bagno al Tevere, per le proprietà taumaturgiche date dal santo alle acque

Tutto questo baccano durava fino all’alba. Allora la festa si concludeva, quando dopo lo sparo del cannone di Castello, il papa si recava a San Giovanni per celebrare la messa, e dalla loggia della basilica gettava monete d’oro e d’argento, scatenando così la folla presente.