Luca Bergamo è il nuovo assessore alla cultura della giunta Virginia Raggi a Roma

Luca Bergamo è il nuovo assessore alla cultura della giunta Virginia Raggi a Roma

da artribune.com

Tra le tantissime cose in cui è indietro e drammaticamente arretrata, Roma in queste consultazioni amministrative si è distinta per un punto in cui è risultata più avanzata: le Giunte dei candidati sindaci. Che, in toto o in parte, sono state dichiarate prima del voto invece che, come al solito, dopo estenuanti trattative partitiche a valle della vittoria nelle urne. Questo ci permette nella Capitale di conoscere fin da ora l’assessore alla cultura che risponde al nome di Luca Bergamo.

CHI È LUCA BERGAMO?
Già, ma chi è Luca Bergamo? Romano, laureato in scienze politiche alla Sapienza,ha un passato nei movimenti antagonisti, ha successivamente avuto diversi incarichi dal comune di Roma negli anni dei sindaci Rutelli e poi Veltroni. È stato successivamente direttore dell’Agenzia Nazionale per i Giovani all’epoca in cui ministro era Giovanna Melandri. Nel 1999 aveva fondato l’associazione culturale Zone Attive, animatrice del festival Enzimi che in quegli anni fece faville. Poi Zone Attive venne acquisito dall’azienda speciale Palazzo delle Esposizioni. In seguito si è defilato, in polemica con una certa Roma veltroniana, poi si è trasferito a Bruxelles – lì si trova in queste ore – dove è segretario di Culture Action Europe (lobby culturale che fa pressioni in Europa per conto di decine di migliaia di istituzioni tra musei, associazioni e biblioteche) dal 2012. “Per lavoro ho viaggiato tutta Europa e mezzo mondo, imparando ad ascoltare, capire e proporre, conoscendo e collaborando con migliaia di persone, umili e potenti”, dice di se. “Mi sono sempre battuto per migliorare la vita di coloro che si prendono cura del mondo con gesti piccoli o grandi, per dare opportunità ai giovani e per diventare tutti eco-cittadini. Sono nato a Roma, dove ho vissuto e lavorato realizzando tante iniziative: Enzimi è forse quella di cui sono più orgoglioso. Qualche anno fa sono andato a lavorare all’estero, un po’ per disgusto un po’ per recuperare le forze”.
Più volte dato in predicato come assessore nelle precedenti giunte (ad esempio con Ignazio Marino), Bergamo si era impegnato in queste elezioni con l’iniziativa di “contagio democratico” Contaci, una sorta di team building dedicato ai contenuti della città visto con favore in particolare da aree civatiane. Poi, dopo il naufragio di improbabili candidature paventate come quelle di Tomaso Montanari, Christian Raimo e Rosanna Rummo, la chiamata di Virginia Raggi.

TUTTE LE SFIDE ALL’ORIZZONTE
Ma cosa si troverà ad affrontare Luca Bergamo? Quali saranno le patate bollenti che dovrà affrontare al più presto? Molteplici. Alcune anche molto urgenti. Come ad esempio il Palazzo delle Esposizioni, che sta per vedere scaduta la convenzione che gli consente di gestire le Scuderie del Quirinale (che, appunto, sono di proprietà della Presidenza della Repubblica); come la Festa del Cinema e la situazione dell’Auditorium in generale, l’impatto del nuovo amministratore Dosal Noriega e i rapporti storicamente tesi Auditorium-Santa Cecilia; poi il Teatro di Roma, che dovrà gestire a quanto pare anche la sala del Teatro Valle. C’è poi il Macro, senza direzione ne soldi, da rilanciare e a cui dare una vocazione e un ruolo, c’è RomaEuropa da valorizzare, c’è il ruolo della Sovrintendenza (perché Roma ha una sua Sovrintendenza, comunale) e la necessità di un cambio radicale così come radicale deve essere il ragionamento su Zètema. C’è poi per Bergamo l’impellente obbligo di instaurare un rapporto proficuo con il governo e in particolare con Dario Franceschini. Ma prima di tutto questo c’è, ci scommettiamo, l’ex Mattatoio. E’ stata la sfida, vinta solo in parte, del giovane Bergamo degli anni Novanta. Un progetto affascinatissimo, capace di cambiare il racconto culturale della città, ma oggi sfaldato, parcellizzato, umiliato in parte. Facile prevedere che questa sarà una sfida che il neo assessore vorrà intestarsi nei prossimi anni esattamente come la sfida, in linea con le linee programmatiche del Movimento 5 Stelle, di svecchiare, rinnovare, cambiare generazione della classe dirigente culturale della città e, magari, di portare gente da fuori. Buon lavoro e in bocca al lupo.